Call for Essays

Versione italiana

DuoSkin - MIT Media Lab in collaboration with Microsoft Research

 

VCS – Visual Culture Studies

 

  Call for Essays

#08

 

 "Wearable – I media di cui vestirsi"

a cura di Barbara Grespi e Francesca Monateri

 

 

Si discute da tempo del ruolo del corpo nella nuova medialità, della tendenza a rendere i dispositivi sempre meno ingombranti in modo da poterli incorporare e avere sempre a disposizione (Carbone, 2023). Il tema è antico e già l’idea mcluhaniana del medium come protesi alludeva a una continuità, quanto meno immaginaria, fra corpo e tecnologia. Nella contemporaneità la questione si pone ormai in termini inversi: data l’estrema automaticità acquisita dai media del capitale algoritmico (Eugeni, 2021), è il corpo umano ad essere considerato un’appendice, o un completamento del dispositivo, e non viceversa, come aveva suggerito decenni fa Vilém Flusser attraverso il concetto di “epitesi” (Flusser, 1991).

VCS #07 intende attraversare il territorio dei wearable media, riallacciandoli, in chiave media-archeologica e di filosofia della cultura (Huhtamo, Parikka, 2011), alle pratiche di portabilità corporea dell’immagine. Il processo di trasformazione del corpo umano nel supporto, o se si vuole, materialmente nel dispositivo di esposizione e trasmissione dell’immagine ha radici molto profonde, peraltro motivate dallo statuto del corpo stesso, di cui la fenomenologia merleau-pontyana ha chiarito la natura intrinsecamente mediale (Dalmasso, 2018). Ma oltre alle idee, anche le pratiche del corpo come medium hanno nutrito lo sviluppo delle tecnologie da incorporare. Diverse forme culturali e artistiche sperimentano da tempo sulla superficie del corpo come luogo di apparizione delle immagini, a partire dalla secolare pratica del tatuaggio. Il tatuaggio agisce l’idea che “si possa fare del proprio stesso corpo, di ciò che è più nostro, un Ding, qualcosa insieme di proprio ed estraneo” (Vercellone, 2023), appunto uno schermo basato su una paradossale retro (o intra) proiezione. L’estrema intimità di pelle e immagine, la loro fusione in un composto che supera la distinzione fra simbolico e materiale, fissità e movimento, interno ed eterno, apre a diverse riflessioni mediologiche, che vanno dalla possibilità di intendere la versione occidentale e ottocentesca del tatuaggio come una variante del precinema, un giocattolo ottico incorporato (Grespi, 2021), all’eziologia mediatica delle malattie della pelle (Violi, 2013), fino ai trattamenti, antichi e moderni, artistici o terapeutici finalizzati alla sua esternalizzazione, strumentalizzazione e condivisione (come il trapianto, Damiani, 2022).

In questa chiave, il numero intende allargare l’indagine ai diversi fenomeni della mediatizzazione incorporata, ad esempio quelli delegati alla nostra “seconda pelle” (Strauven, 2021), come l’uso illusionistico dei tessuti indossati, che la tradizione dei cinema studies ha da tempo ricondotto al sorgere dell’immagine in movimento (Gunning, 2003). Le sperimentazioni sulle forme della proiezione (oggi rifocalizzate da Bruno, 2022 e Casetti, 2023) e sulla loro incorporazione sono ugualmente centrali – dalla prima cine-installazione ideata da Man Ray, che negli anni Venti proietta un film di Méliès sullo schermo mobile formato dagli abiti degli invitati a un ballo in costume, fino agli esperimenti dei cineasti lettristi che esponevano le immagini sui corpi degli spettatori in sala (Lischi, 2001) e alle pratiche di risignificazione del corpo autoriale (Fabio Mauri e il suo Vangelo secondo Matteo di/su Pier Paolo Pasolini). Anche lo screening tattile di Valerie Export (Tapp und Tastkino, 1968), performance femminista di cinema espanso nella quale l’autrice trasforma il proprio seno in un touchscreen, fa parte di questa serie, che continua idealmente in quelle performance visuali in real time (Vjing) che si ancorano al corpo di attori o ballerini, oltre che nella pratica dell’abito virtuale (Liberati, 2017). Queste forme estetiche e culturali hanno preparato il terreno su cui si sono insediati i contemporanei media da indossare, pensati in forma di accessorio (occhiali, orologi, bracciali, anelli bluetooth, copricapo a sensori, cuffie) o di riscrittura del corpo nudo (come nel caso dei tatuaggi elettronici, che vestono e insieme connettono la nostra pelle all’ambiente).

 

Si richiedono contributi sulle seguenti questioni, non esaustive:

 

-          studi di caso sui media indossabili contemporanei (le loro implicazioni culturali, la loro fenomenologia, e preferibilmente, ma non esclusivamente, la loro archeologia)

-          la produzione di immagini nel corpo, a causa di reazioni “naturali” o interventi chirurgici

-          le esperienze artistiche di ogni epoca basate sulla valorizzazione delle qualità trasmissive, riflessive, assorbenti e schermanti della pelle

-          il tessuto e la sua mediatizzazione, fra moda e tecnologia

-          live performances, Vjing, e realtà aumentate basate sulla capitalizzazione dei corpi

-          filosofie delle immagini incorporate (forme di simbolizzazione del corpo, la questione della nudità perduta alla prova della digitalizzazione)

 

Riferimenti bibliografici:

 

Bruno G., Atmospheres of Projection: Environmentality in Art and Screen Media, University of Chicago Press, Chicago 2022.

Carbone C., Dagli screen studies verso un’antropologia delle esperienze schermiche, in Purgar K., Vargiu L. (a cura di), Studiare le immagini. Teorie, concetti, metodi, Carocci, Roma 2023, pp. 266-282.

Casetti F., Screening Fears. On protective media, Zone Books, New York 2023.

Dalmasso A. C., Le corps, c’est l’écran. La philosophie du visuel de Merleau-Ponty, Mimesis, Milano-Udiine 2018.

Damiani S., “Visibilità esacerbata": il miracolo della gamba nera dei santi Cosma e Damiano, “STUDIUM”, vol. 118, n. 4, 2022, pp. 524-545.

Eugeni R., Capitale algoritmico. Cinque dispositivi postmediali (più uno), Scholé, Brescia 2021.

Flusser V., Gestures (1991), University of Minnesota, Minneapolis/London 2014.

Grespi B., Embodying the Image in Motion. Tattooed Skin and Cinema Archaeology, in Grespi B., Violi A. (eds.), Tattoos and the Moving Image, Aracne, Roma 2021, pp. 33-56.

Gunning T., Lole Fuller and the Art of Motion. Body: Light, Electricity, and the Origins of Cinema, in Allen R., Turvey M. (eds.), Camera Obscura, Camera Lucida. Essays in Honor of Annette Michelson, AUP, Amsterdam 2003.

Huhtamo E., Parikka J. (eds.), Media Archaeology. Approaches, Applications, and Implications, University of California Press, Berkeley-Los Angeles-London 2011.

Liberati N., The Emperor’s New Augmented Clothes. Digital Objects as Part of the Every Day, in “Multimodal Technologies and Interaction”, 1 (4): 26  https://doi.org/10.3390/mti1040026

Lischi S., Versioni elettroniche. L’oltre del cinema e l’arte del video, Biblioteca di B&N, Roma, 2001.

Strauven W., Touchscreen Archaeology, meson press, Lüneburg 2021.

Vercellone F., Filosofia del tatuaggio, Bollati Boringhieri, Torino 2023.

Violi A., Il corpo nell’immaginario letterario, Mimesis, Milano-Udine 2013.

 

 

Indicazioni operative:

 

Studiosi e studiose interessati a partecipare sono invitati a inviare un proposal entro e non oltre il 27 luglio. Il proposal deve essere avere una lunghezza di circa 300 parole (compresa una bibliografia essenziale) e una nota di presentazione dell’autore o degli autori di massimo 100 parole. Tutti i materiali e le comunicazioni relative alla pubblicazione vanno inviati alle mail dei curatori e a quella della redazione:

 

barbara.grespi@unimi.it

francesca.monateri@sns.it

vcs@vcsmimesis.org

 

Chi ha inviato i proposal riceverà una risposta entro il 31 luglio e dovrà eventualmente inviare il proprio contributo entro il 31 ottobre. I contributi dovranno essere compresi tra le 8000 e le 10000 parole, note e bibliografia comprese. Le norme editoriali di riferimento sono consultabili e scaricabili all’indirizzo https://vcsmimesis.org/norme-redazionali. Gli articoli devono essere completati da un abstract di 200 parole, da tre a cinque parole chiave e da una nota bio-bibliografica riferita all’autore o agli autori di massimo 100 parole per ciascun autore (abstract, parole chiave e nota bio-bibliografica devono essere redatti sia in inglese che in italiano). Gli articoli possono essere scritti in inglese o in italiano. Gli articoli possono essere accompagnati da immagini, rispetto alle quali l’autore o gli autori devono assicurare il possesso dei diritti di riproduzione; le immagini in bianco e nero vengono riprodotte nel fascicolo cartaceo all’interno dell’articolo; le immagini a colori vengono pubblicate in una specifica sezione del sito della rivista e recuperate mediante un link.

Gli articoli vengono sottoposti a un doppio referee secondo il sistema del doppio cieco. I pareri dei referee vengono rimandati agli estensori entro il 30 novembre. Nel caso i referee ritengano pubblicabile il contributo con modifiche, gli estensori avranno tempo fino al 23 dicembre per inviare il loro contributo con le opportune correzioni. Per tutto quanto non è indicato in questo CFE, si rinvia alla policy della rivista che si possono consultare e scaricare all’indirizzo https://vcsmimesis.org/norme-etiche. Oltre ai saggi scritti, la call incoraggia e valorizza l’invio di video saggi, di cui verranno pubblicati nella rivista cartacea gli abstract e i credits, e nel sito della rivista la versione audiovisiva. I tempi e le modalità di invio dei proposal, dei contributi e della loro valutazione coincidono con quelli dei saggi scritti. I videosaggi devono essere della durata massima di 20 minuti, e inviati in formato mp4 con formato HD 1280 x 720. Nel caso si utilizzino servizi di transfer web (Google, Onedrive, Wetransfer, etc.) si raccomanda di indirizzare sempre i contributi a tutti gli indirizzi mail sopra riportati.